lunedì 7 aprile 2014

La figlia dell'orco e della strega.

Vi racconterò la mia storia.
Sono deforme. Sono la figlia di un orco ed una strega. Somiglio tantissimo a mio padre orco, ho le sue stesse fattezze in viso e persino sulle unghie dei piedi e sugli incisivi ha lasciato il suo marc(h)io distintivo. Non meno somiglianti erano certi tratti caratteriali tipicamente da “omone”. Peccato però, che io ero una femminuccia.. o almeno, in una profondissima profondità del mio inconscio, avrei voluto esserlo.
Da mia madre ereditai invece la necessità, la dipendenza da certe sostanze, certi intrugli; l'esaurimento nervoso.
Insomma, da entrambi il peggio che si poteva ereditare.
Il mio corpo è davvero orrendo. Per non parlare del mio viso adombrato, scuro. Nemmeno il sole osa posarvisi.

Dentro di me però, ho sempre sentito un colorino. Sì, un'essenza colorata. Un po'.
Però l'oscurità è il carattere dominante nel mio dna, e quindi essa non ha potuto mai farsi strada come si deve. O meglio, mio padre orco e mia madre strega non conoscevano altro modo di allevare un cucciolo se non quello col quale erano stati allevati loro e quindi la mia cosa colorata si annerì sempre più. L'autunno era perenne nel mio cuore.

Mi vollero come figlia unica. Fu una decisione ragionata la loro. Volevano un solo giocattolo. Una sola scimmietta da ammaestrare a loro piacimento, secondo le loro regole arbitrarie. E così fu.
Crebbi giocando da sola. Beh, avevo anche degli amichetti, e mi divertivo con loro; ma ero più a mio agio con gli animali; tanto che, nel giro di pochi anni, presi a desiderar ardentemente un cavallo. La libertà dunque. Ma questo mio desiderio del cuore non fu mai esaudito, perché papà orco diceva che lo studiar era più importante. Così dovetti accontentarmi dell'immaginatività.
Ero brava. Ero brava in molte cose. A disegnare, a scrivere, a far di cont...no a far di conto no; a cantare, a recitare; e conoscevo benissimo gli animali. Ma lo studiar era più importante..
Così dovetti reprimere tutto, perpetuarlo nell'immaginazione.
Così fu.


Ero spesso triste, ma col tempo finii per diventarlo sempre più.
Ero spesso sola.
Beh, ero sempre sola.
Quando ero piccola mi piaceva star da sola, era la mia dimensione. C'ero solo io, potevo gestire il gioco a mio piacimento, fare entrambi i personaggi, quindi sapevo esattamente come volevo che andasse a finire la storia. Nessun fraintendimento.
Ero l'anima gemella di me stessa.
Col passar del tempo, ci furono dei brevi periodi in cui altri esseri viventi mi accompagnarono lungo il cammino della mia vita immobile. Ma a poco a poco, tutti se ne andavano. Perché credo, delle volte il sole accidentalmente mi colpiva, e dunque la loro vista era inorridita da ciò che ero, dentro e fuori. Non essendo mai stata abituata al confronto, all'alterità, non ero facile da amare. Impossibile direi.
Non era però così facile per loro, andarsene. Si sentivano tutti in colpa (meno male, è già qualcosa). Così cercavano di non ferirmi, ma io avevo ereditato la ferita cronica da mia madre (e col tempo sviluppai anche quella cosmica, ma questo se permettete..fu merito mio) e quindi inevitabilmente si rompevano le dighe di contenimento dei fiumi salati.


Un giorno mi ritrovai sola. Completamente sola. Mi svegliai ed ero sola.
Era lunedì, poi martedì e poi mercoledì ed ero sola. Poi giovedì, venerdì, sabato e a maggior ragione domenica ed ero so-la.
Mio padre non viveva più nella casa in cui mi tenevano prigioniera dalla nascita. Si era ritrovato in mezzo ai debiti di gioco con altri orchi e poi era andato a rincorrere una fatina bionda di stagno.
Quindi io vivevo con mia madre strega. Ma era come se non ci conoscessimo affatto. Ci infastidivamo a vicenda con le nostre presenze.
Insomma ero sola.
Ero sola nella mia cella e quando fuggivo nei boschi. Ovviamente anche quando camminavo per strada, a maggior ragione.


A volte era ancora bello, anche se non come un tempo e..beh per poco tempo. Cioè solo qualche volta. Raramente.


Poi un giorno, morii sola.
Fine.