giovedì 23 ottobre 2014

E l'incubo ridivenne sogno

Camminavo.
Camminavo ininterrottamente da giorni ormai, e non erano i piedi ad affondare nella sabbia ma la sabbia stessa a risucchiarli. Non vedevo altro all'orizzonte se non il pezzo di stoffa nero che mi lasciava scoperti solo gli occhi, e le dune.

Poi, d'un tratto, vidi il mare.
All'inizio non riuscivo bene ad identificarlo, strizzavo gli occhi e l'immagine si faceva sempre più nitida. Vedevo il mare e dietro di esso la montagna, la vegetazione verdissima. La conoscevo. la riconoscevo. Sembrava questa immagine avanzasse verso di me inesorabilmente.
E c'eri tu. C'eri tu sulla spiaggia fatta solo di sassolini.
Il mare adesso era nei miei occhi ed usciva da essi travolgendomi le guance ed il copricapo. Tutto stava bagnandosi. Ed io, che non fui mai animale acquatico, iniziai ad aver paura. Sapevo che le acque stavano per chiamarmi a loro, volevano darmi solo qualche minuto di lucidità ancora. Non respiravo già più.
Ed il sogno divenne incubo.


Ma poi, finalmente, le tue braccia a tirarmi fuori dall'acqua, a salvarmi. Per l'ennesima volta.
Amata, amata sempre. Amata per sempre. Inesorabilmente, ogni giorno fino negli interstizi dell'anima. Fin dentro, spolveravi con la luce delle tue scintillanti pupille del color più bello visto mai. E le tue ciglia lunghe a far spazio alla dolcezza. Innamorata e abbandonata alla sicurezza mi lasciai trasportare a riva, là dove l'acqua massaggiava delicatamente solo gli arti stanchi. Làddove l'acqua è refrigerio e non minaccia. Là dove le labbra riscaldate dalle tue, con i sensuali e dolci versi della poesia del bacio, e i piedi ancorati alla libertà.
E l'incubo ridivenne sogno.



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