domenica 4 ottobre 2015

04/10/15

Persi tutto, anche la voce. Contemporaneamente alla dignità di Persona. 
Acquistai molto, soprattutto ferite da raccontare a nessuno, come sempre. Anche illudendosi che in quell'oggi ci fosse finalmente qualcuno. In realtà non c'era mai nessuno. Non ci fu mai nessuno perché eravamo solo io e te, anima mia, dolore mio, problema, angoscia, ricordo di ciò che dentro imperversava e nessuno mai poté figurare in sé, nella propria scheda memoria, tranne forse chi visse il simile.
Per quanto stessi ammalandomi, persino nella malattia permase la lotta. Questo è la Vita.
L'esterno però mi portò a lottare anche contro me stessa, perché si arriva al punto in cui, pur di non impazzire, ci si autodistrugge, o forse è questa, la follia. La follia indotta dall'esterno. Temetti e tanto, che l'esterno mi avrebbe costretto ad essere un Non Essere. Disumanizzata.





Che qualcuno parli CON la mia anima!
Di coloro i quali credettero di poter esercitare la loro vanità e le loro smanie causate dalla loro malattia, di coloro i quali vollero parlare ALLA mia anima, beh ne ebbi abbastanza.



E la 3oud di Nasser Shamma non suonava, parlava. E allora c'era qualcuno che poteva, involontariamente(?) parlare con lei, con me! Mi resi conto di non aver perso la speranza, e allora iniziai a danzare. Tutto era Insieme. La comunicazione con l'esterno era comunicazione con l'interno. Era tutto la stessa cosa.  Era tutto così bello e perfetto nel momento presente, che non potei fare a meno d'esser perfetta anch'io.
Da quel momento lontano e e sempre vicino, io seppi a chi rivolgermi.

Allora dunque, pregai che Dio avesse pietà della vostra anima ormai sudicia. Lui sa.

Quanto dolce fu il vibrar di quelle corde, talvolta pizzicate, talvolta accarezzate. Sempre dolce la sua mano, sempre in perfetto equilibrio il mio piede. 
Sola ero e sempre rimasi.
Alle spalle il precipizio mi lasciai. Lì dove loro erano, senza averne avuto mai, coscienza alcuna.

Nessun commento:

Posta un commento